Ciao Nomadini!
Mentre leggete queste parole, io sono sospeso tra le nuvole. Letteralmente.
Sto volando verso la mia seconda casa: l’Islanda.
Un luogo che non è solo terra e ghiaccio, ma parte viva del mio cuore.
Questa volta però sarà diverso. Sarà un viaggio in solitaria.
Io, una jeep 4x4 con tenda da tetto, e il richiamo silenzioso delle terre più remote dell’entroterra islandese.
Mi aspettano giorni di silenzi assoluti, strade che sembrano finire nel nulla, e paesaggi che sembrano venire da un altro pianeta.
Vado a scoprire gli ultimi angoli nascosti di quest’isola che tanto mi ha dato.
E forse, come sempre succede nei viaggi più autentici, finirò per riscoprire anche una parte di me.
Vi ricordo che tutti i contenuti extra dei miei viaggi e altri pensieri personali più “brevi”, saranno pubblicati solo nella chat qui su Substack, dedicata agli abbonati. Fateci un pensierino! :)
Ma prima di raccontarti tutto questo (e lo farò, passo dopo passo, nei prossimi giorni), voglio ringraziare chi ha reso possibile questa nuova avventura: TaoPatch, sponsor ufficiale di questo viaggio.
TaoPatch è un dispositivo innovativo che combina nanoteconologia e fototerapia.
Si applica come un semplice cerotto ma lavora in profondità, migliorando postura, equilibrio, performance e benessere generale, senza rilasciare sostanze chimiche. Un piccolo alleato quotidiano che porto sempre con me, soprattutto in viaggi come questo! :)
Moltissimi di voi hanno mostrato interesse nelle stories che avevo pubblicato nei giorni scorsi sul mio account Instagram e sono molto felice di aver attirato la vostra attenzione, perché personalmente è un dispositivo che, accompagnato da una vita e un’alimentazione più regolare, mi sta davvero aiutando a rimettermi in forma.. anzi, in bolla! :)
Vi lascio il loro sito internet cliccando qui e anche i collegamenti alla pagina Instagram di TaoPatch .
E ora si parte davvero.
Ci vediamo in Islanda, tra le righe e le immagini di questa newsletter, nei video, nelle storie, nei racconti.
Ci sono momenti in cui il cuore ci precipita nello stomaco. Lo senti affondare, lo senti agitarsi… eppure, fuori, sul volto, tutto tace. Nessuno deve accorgersi del caos che ci abita dentro. Vogliamo sembrare forti, coraggiosi, sicuri di noi. Vogliamo trasmettere l’idea che tutto sia sotto controllo, anche quando dentro ci sentiamo minuscoli e disorientati.
Hai mai fatto buon viso a cattivo gioco?
Io sì. Tante volte.
La prima che ricordo risale all’adolescenza. Uno di quelli che pensavo fosse uno dei miei migliori amici, uno di quelli che stimi e che speri la cosa sia reciproca, mi ha umiliato con una battuta davanti a tutta la comitiva. Non era una presa in giro innocua, di quelle tra ragazzi, che ridi anche tu. Era un colpo secco, duro. Un insulto che ho sentito affondare dentro come un ago sotto pelle. E io? Ho sorriso. Come se nulla fosse. Ho finto che quelle parole non mi avessero toccato, come se fossi indistruttibile. Ma in realtà, dentro ero a pezzi.
Negli anni a seguire mi è successo di nuovo, più di una volta. Ma quella prima volta non credo che la dimenticherò mai. Ricordo il momento, il luogo, la faccia di questo mio “amico”, le risate degli altri.
Col tempo ho imparato a sorridere di quegli inizi un po’ disordinati. E da allora, tante cose sono cambiate. Ho lasciato quel gruppo di amici, ho costruito il mio spazio, ho dato forma a una vita che mi rappresentasse davvero. Ma ancora oggi, quando ripenso a quei momenti, riconosco quanto spesso indossiamo la maschera del coraggio per non mostrare le crepe.
A volte lo facciamo per non dare soddisfazione a chi ci ha ferito. Altre volte perché temiamo che, se mostriamo le nostre emozioni, saremo visti come deboli. Soprattutto se siamo cresciuti con l’idea che bisogna essere “forti”, “gentili”, “professionali”, anche quando dentro stiamo urlando.
Ma fingere di stare bene quando non lo siamo ha un prezzo. Trattenere le emozioni ci stanca. Ci pesa. Alla lunga ci spegne.
Non sto dicendo che dobbiamo mostrare ogni emozione a tutti, in ogni momento.
A volte, mantenere il controllo è un atto di protezione.
Altre, però, è solo una gabbia che ci impedisce di essere veri.
E allora ti chiedo: ti capita mai di fare buon viso a cattivo gioco?
Quando qualcuno ti ferisce, quando delude le tue aspettative, quando ti senti invisibile o svalutato... riesci a mostrarti per quello che sei?
O ti racconti, e racconti agli altri, che va tutto bene?
Mostrare le emozioni, anche quelle scomode, può essere un atto di coraggio molto più grande del reprimerle.
Certo, ci sono momenti in cui conviene aspettare. In cui è saggio prendersi il tempo per elaborare ciò che è successo, per capire come reagire. Ma la verità è che, spesso, il silenzio ci isola. E fingere ci allontana.
Mostrarsi autentici, invece, può avvicinarci agli altri.
Renderci più umani.
Più forti, anche.
Perché essere vulnerabili richiede una forza immensa.
Il punto non è essere sempre trasparenti, sempre aperti. Il punto è scegliere con consapevolezza quando vale la pena mostrarsi davvero. Quando è giusto dire: “No, non va tutto bene”. Quando parlare può farci bene. Quando essere sinceri può cambiare il nostro rapporto con noi stessi e con gli altri.
La prossima volta che ti verrà da sorridere mentre qualcosa dentro di te si spezza, chiediti: “Lo sto facendo per proteggermi… o per nascondermi?”
E se senti che è il momento di smettere di fingere, allora abbi il coraggio di mostrarti. Anche solo un po’. Anche solo con una persona. Anche solo con te stesso.
Perché non c’è niente di più potente della verità detta con delicatezza.
E niente di più liberatorio del concedersi di essere umani.
Con coraggio, anche se con il cuore che batte forte.
Di cosa parla?
Un libro che non è solo un viaggio attraverso l’Asia, ma un viaggio dentro se stessi. Dopo una profezia ricevuta anni prima, Terzani decide di non prendere aerei per tutto il 1993. Ne nasce un racconto potente e lento, fatto di treni, navi, incontri, silenzi e riflessioni.
Perfetto per chi cerca una lettura che unisca avventura, spiritualità e consapevolezza.
Un invito a rallentare, osservare e fidarsi del cammino.
Una citazione del libro
"Di viaggiare non ci si stanca mai, quando quello che si cerca è qualcosa che non ha confini."
Siamo giunti al termine di questo nostro appuntamento e direi che per oggi, mi sono dilungato anche troppo.
Vi lascio con un grande abbraccio e vi do appuntamento a mercoledì, per il nuovo episodio del mio podcast ‘Na Chiacchierata (recupera qui i vecchi episodi!) direttamente dall’Islanda!
Grazie per essere stati qui, lasciatemi un commento qui sotto, vi leggo tutti!
ED